Redenzione immorale by Philip K. Dick

Redenzione immorale by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: urania, Fantascienza, Narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


2319 PEPPER LANE

Era il suo indirizzo e sopra c’era il suo nome. Lesse anche quello.

COATES, JOHN B.

«C’è uno sbaglio» disse.

«Che sbaglio?» La ragazza sollevò il capo.

Lui si chinò per mostrarle la carta d’identità. «Guardi, c’è scritto John Coates. Ma il mio nome è Allen Purcell; Coates lo avevo scelto a caso.» Fece scorrere il pollice lungo le parti in rilievo della plastica.

La ragazza si mise a sedere, ripiegando sotto di sé le gambe nude e abbronzatissime. I seni, anche adesso che lei era seduta, restarono eretti. I capezzoli sporgevano con grazia. «Molto interessante» disse.

«Ora sono il signor Coates.»

«Cosa ne è stato allora di Allen Purcell?» Si lisciò i capelli tirandoli verso la nuca e sorrise.

«Deve essere rimasto al suo posto» disse il signor Coates. «Ma io sono Allen Purcell» disse Allen. «Tutto questo non ha senso.»

La ragazza si tirò su mettendogli una mano sulla spalla e lo condusse al marciapiede. «All’angolo c’è una cabina per chiamare i taxi. Chieda di farsi di portare a casa. Pepper Lane è a un paio di chilometri da qui. Vuole che lo chiami io per lei?»

«No» rispose. «Posso farcela.»

Si incamminò sul lastricato per cercare la cabina. Non ne aveva mai vista una e la oltrepassò.

«È quella» gridò la ragazza, accostando le mani alla bocca.

Lui fece di sì con la testa e premette il pulsante. Poco dopo il taxi calò accanto a lui, sul lastricato, e disse: «Dove andiamo, signore?»

Il viaggio durò appena un minuto. Il taxi atterrò; lui infilò delle monete nella fessura; e poi si trovò in piedi, davanti a un’abitazione.

La sua abitazione.

La casa era grande, maestosa, dominava un crinale di cedri e alberi del pepe. Su entrambi i lati del vialetto di mattoni, gli innaffiatoi scagliavano acqua sui prati in pendenza. Sul retro c’era un giardino di dalie e glicini, una chiazza irregolare rosso scuro e porpora.

Sulla veranda c’era una bambina. Un’agile baby-sitter appollaiata sulla ringhiera la teneva d’occhio con il suo obiettivo. La piccola notò il signor Coates; sorrise, allungò il braccio e gongolò.

La porta d’ingresso – di solido legno, con intarsi di ottone – era spalancata. Dall’interno giungeva il suono di una musica: un’orchestra da ballo jazz.

Entrò.

Il soggiorno era deserto. Osservò il tappeto, il camino, il pianoforte e riconobbe lo strumento dalle sue ricerche. Allungò la mano e strimpellò qualche nota. Quindi si addentrò nella sala da pranzo. Al centro vi era posto un grande tavolo di mogano. Sul tavolo c’era un vaso di iris. Una fila di piatti invetriati e finemente decorati era appesa alle due pareti; li osservò da vicino e poi proseguì accedendo in un corridoio. Una larga scala conduceva al piano superiore: sollevò lo sguardo e scorse un ballatoio e alcune porte aperte, quindo si voltò in direzione della cucina.

La vista della cucina lo lasciò a bocca aperta. Era lunga, di un bianco splendente e conteneva ogni sorta di apparecchio di cui aveva sentito parlare e persino qualcuno a lui ignoto. Sui fornelli immensi era in preparazione il pranzo e lui sbirciò in una pentola, annusò. Agnello, decise.



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